Le farinate nelle Madonie
Vito Matranga
Con il termine farinata si intende qui una pietanza ottenuta dalla bollitura in un liquido, e attraverso il continuo rimestamento, di cereali e/o di legumi precedentemente sottoposti a molitura.
In Sicilia, i cereali utilizzati per la preparazione di tali pietanze sono il grano e, più raramente, il mais e l’orzo. Tra i legumi, sono adoperati, per la preparazione di questo tipo pietanza, i ceci, le cicerchie, le fave e, più raramente, i piselli. La farina, talvolta ottenuta anche semplicemente dalla grossolana molitura dei semi attraverso un’apposita macina azionata a mano, viene cotta in acqua salata o nel brodo di alcune verdure, particolarmente quello di finocchi selvatici, di borragine, di cavoli e di altre varietà di brassicacee.
Si tratta di vivande molto antiche, consumate ancor prima del pane, rientranti in quelle che i Romani chiamavano PULTES, già allora considerate da Varrone «cibo dei poveri».
Nelle esperienze alimentari dei nostri anziani intervistati questa pietanza è stata spesso associata ai momenti di maggiore difficoltà economica, particolarmente acuite nel periodo bellico. Benché, dunque, non siano diffuse e frequentemente consumate come lo furono un tempo, le farinate ancora oggi “sopravvivono” nelle tavole di molti siciliani, alcuni dei quali le hanno riscoperte insieme ad altri piatti della tradizione popolare.
Per approfondimenti su questo argomento cfr. M. Castiglione, V. Matranga, R. Sottile, Le farinate, in G. Ruffino, M. Burgio, M. Castiglione, V. Matranga, G. Rizzo, R. Sottile, Vocabolario-atlante della cultura dialettale. Articoli di saggio, Centro di studi filologici e linguistici siciliani-Dipartimento di Scienze filologiche e linguistiche, 2009, Palermo 2009, pp. 25-96.
Le farinate in Sicilia
(da M. Castiglione, V. Matranga, R. Sottile, Le farinate, in G. Ruffino, M. Burgio, M. Castiglione, V. Matranga, G. Rizzo, R. Sottile, Vocabolario-atlante della cultura dialettale. Articoli di saggio, Centro di studi filologici e linguistici siciliani-Dipartimento di Scienze filologiche e linguistiche, 2009, Palermo 2009, pp. 25-96).
Nell’area delle Madonie questo tipo di pietanza è conosciuta con i nomi dialettali:
arriminata (261 Sclàfani Bagni, 262 Caltavuturo, 268 Gratteri) o
rriminata (264 Collesano, 281 Pòllina) oppure
rriminuni (275 Petralia Soprana) o
rriminunu (278 Geraci) o, ancora,
rruminuni (279 Castelbuono)
farinata (262 Caltavuturo, 263 Scillato, 269 Isnello, 270 Polizzi Generosa, 271 Castellana Sicula, 272 Blufi, 273 Alimena, 274 Bompietro, 275 Petralia Soprana, 277 Gangi, 278 Geraci, 280 San Mauro Castelverde)
farru (267 Cefalù, 269 Isnello, 281 Pòllina)
frascata (277 Gangi, 279 Castelbuono) o
frascàtula (277 Gangi) oppure
frasquàtula (269 Isnello)
pipiḍḍa (272 Blufi)
sìmmula o sìmula (262 Caltavuturo, 264 Collesano, 268 Gratteri, 270 Polizzi Generosa, 272 Blufi, 274 Bompietro, 275 Petralia Soprana, 277 Gangi)
simmuliḍḍa o simuliḍḍa (262 Caltavuturo, 268 Gratteri, 270 Polizzi Generosa, 275 Petralia Soprana)
simmuluni o simuluni (262 Caltavuturo, 264 Collesano, 270 Polizzi)
semmolinu o semolinu (262 Caltavuturo, 277 Gangi, 280 S. Mauro Castelverde)