fruata
fruata f., (262 Caltav., 263 Scillato, 269 Isnello ) porzione di pasta di pane schiacciata e posta a cuocere su un lato del forno, accanto alla brace, gen. prima di infornare il pane. Gonfia e morbida, con alveolatura particolarmente ampia, viene aperta e condita con olio, sale, pepe e origano (con l’aggiunta, a piacere, di acciughe o sarde salate, formaggio e/o di pomodoro a fette) oppure con ricotta. Anche fruatedda (262 Caltav. ), fruatu (269 Isnello). 2. fruata â vampa (262 Caltav. , 263 Scillato), porzione di pasta di pane schiacciata e posta a cuocere su un lato del forno, accanto alla brace, dopo averla condita in superficie con olio, origano e, a piacere, polpa di pomodoro, pezzetti di formaggio, sarde o acciughe salate e cipolla. 3. fruata fritta (262 Caltav.) piccola porzione di pasta di pane schiacciata, fritta in padella e insaporita con sale o con zucchero. Anche fruateḍḍa. ♦ Un àiu ùogghiu pi gàrdiri e fazzu fruati fritti (262 Caltav.) [lett. Non ho olio per cucinare e faccio focacce fritte] sperperare quanto non si ha il necessario.
◙ Da fua, foa, fugha, fuia, fuata, che in diverse varietà sic. orientali (spec. messinesi e catanesi settentrionali) assume il significato di ‘aria calda e soffocante’ e soprattutto di ‘calore emanato dal fuoco, e spec. dal forno’. Questo tipo lessicale, presente anche nel calabrese fuga ‘riverbero o calore del forno’, e spiegato con gr. *φωγα da G. Rohfls (Nuovo dizionario dialettale della Calabria (con repertorio italo-calabro), Longo Editore, Ravenna 1977), il quale rimanda ai cal. froga e fraga ‘(calore e) riverbero del forno’ (da cui affrogare ‘ustionarsi’ e pane affrogatu ‘pane con la corteccia bruciata’), associandoli al «gr. mod. floga = gr. φλόξ ‘fiamma’».
A designare vari tipi di focaccia, questo tipo lessicale (con le varianti fuata, frugata, fugata e fuvata, e con l’accr. fuatuni e il dim. fruateḍḍa) è conosciuto, in Sicilia, anche in alcuni altri punti di area centrale (AG: Campobello di Licata; CL: Sommatino e Riesi; EN: Barrafranca e Nissorìa).