scacciata
scacciata (270 Polizzi , 273 Alim. , 275 Petr. Sopr. , 276 Petr. Sott., 277 Gangi , 278 Geraci), sc(hi)acciata ô strafurnu (274 Bomp. B-1), scacciateḍḍa (276 Petr. Sott. ), scacciateḍḍa â vampa (271 Castell. ), porzione di pasta di pane (talvolta ammorbidita con aggiunta di acqua) schiacciata e posta a cuocere su un lato del forno, accanto alla brace, gen. prima infornare il pane. Gonfia e morbida, con alveolatura piuttosto ampia, viene consumata ancora calda dopo averla aperta e condita con olio, sale, pepe e origano (con l’aggiunta, a piacere, di acciughe o sarde salate, formaggio e/o di pomodoro a fette) oppure con ricotta. Anche cuḍḍura (273, 277), tassìeḍḍu (278). 2. (267 Cefalù) porzione di pasta di pane schiacciata e posta a cuocere su un lato del forno, accanto alla brace, dopo averla condita in superficie cono olio, sale e origano 3. (267 Cefalù) grossa focaccia cotta al forno, costituita da due sfoglie di pasta unite lungo tutto il perimetro per contenere un ripieno di verdure (partic. bietole, cavoli, cavolfiori o broccoli) condite generalmente con cipolla, patate, pomodori, olive, acciughe salate, formaggio. 4. Scacciat(eḍḍ)a fritta/friuta (271 Castell. S.), scacciat(eḍḍ)a uriuta, 275 Petr. Sopr. ), piccola porzione di pasta di pane leggermente schiacciata, fritta in padella e insaporita con sale o con zucchero. Anche guasteḍḍa friuta (271 Castell. S.).
◙ Da scacciari ‘schiacciare’, di etimologia non certa (probabilmente voce onomatopeica).
Questo tipo lessicale è oggi piuttosto diffuso nell’isola per designare focacce di diversa conformazione. Nell’estremità occidentale è presente in pochi punti (Alcamo, Campobello di Mazara, Castelvetrano Marsala) per designare una sorta di pizza senza pomodoro, cotta a forno aperto, in continuità referenziale con quelle che, con lo stesso nome, in area palermitana occidentale (Belmonte Mezzagno, Capaci, Grisi fraz. di Monreale, Villagrazia di Carini, Piana degli Albanesi) e agrigentina (Ribera, San Biagio Platani, Villafranca Sicula,) di distinguono da queste per la sola presenza del pomodoro tra i condimenti. Nei restanti punti della provincia di Palermo (e a San Biagio Plantani-AG), per scacciata si intende, invece una focaccia condita all’interno dopo la cottura a forno aperto. A partire dal centro dell’isola (Butera e Niscemi-CL), e in tutta la parte orientale, lo stesso nome designa poi, compattamente, un altro tipo di focaccia: quello costituito da due sfoglie di pasta sovrapposte per contenere un ripieno a base di verdure e, in alcune località più orientali, anche di carne. Relativamente a quest’ultima tipologia di focacce, il tipo scacciata è abbastanza vitale e sembra ormai prevalere sul concorrente mpanata, con il quale ancora convive (con distinzioni non sempre chiarissima) proprio in alcuni punti del versante meridionale dell’Etna (Acireale, Biancavilla, Nicolosi, Paternò, insieme all’ennese Centuripe). È probabile che anche in quest’area etnea i due nomi concorrenti (scacciata vs. mpanata) abbiano designato per qualche tempo focacce simili per conformazione, ma distinte per condimenti (scacciata con verdure vs. mpanata con carne, spec. parti del maiale), e che soprattutto il disuso delle parti più grasse del maiale tra i condimenti della mpanata abbia coinvolto anche il destino di questo nome. L’accezione di ‘focaccina fritta’ è limitata a due sole aree centrali: una settentrionale madonita (Castellana Sicula e Petralia Soprana), l’altra agrigentina meridionale (Ribera e, secondo il VS, anche Calamonaci).Come altri nomi di focacce (cabbùciu, vastedda e pizza) anche scacciata assume, inoltre, in qualche punto (Naso ME), l’accezione di ‘formaggio dalla forma schiacciata’.