facci di vècchia

facci di vècchia

facci di vècchia f. (261 Sclàfani) piccola porzione di pasta di pane (talvolta recuperata dalla pulitura della madia e non ancora ben lievitata), schiacciata e posta a cuocere su un lato del forno accanto alla brace, per saggiarne la temperatura prima di infornare il pane. Era apprezzata soprattutto dai bambini, che la consumavano ancora calda senza condimento o con poco olio e sale.

◙ Semanticamente esplicito, il traslato facci di vècchia [lett. ‘faccia di vecchia’] è già attestato nel vocabolario di M. Pasqualino (Vocabolario etimologico siciliano italiano e latino, voll. 5, Palermo 1785-95: s.v. vecchia), con il significato di ‘sorta di focaccia fatta di pasta, e condita con olio, ed origano. La superficie di essa e ineguale e rugosa, ond’essa ha tratto il nome’.

Questo tipo nominale, nel designare focacce di vario tipo, e ancora oggi abbastanza conosciuto in Sicilia, ed è spesso presente anche nei menù di molte pizzerie. Oltre che in area nordoccidentale (TP: Alcamo, Mazara del Vallo; PA: Altofonte, Belmonte Mezzagno, Camporeale, Capaci, Roccamena, S. Giuseppe Jato, Terrasini, Villagrazia di Carini) e centroccidentale (PA: Bisacquino, Lercara Friddi, Vicari), il tipo facci di vècchia si riscontra anche in alcuni punti ennesi (Barrafranca e Centuripe), catanesi (Biancavilla, Gravina di Catania, Militello Val di Catania, Santa Maria di Licodia e Ragalna) e siracusani (Cassibile e Lentini).